La Via Priula, diversamente da altre vie storiche alpine, non sorge su un preesistente tracciato romano, ma venne realizzata ex-novo e fin da subito con l'intenzione di collegare Bergamo a Morbegno. Perchè dunque, vi chiederete, si osò addirittura sfidare le Orobie per mettere in comunicazione le due città? Siamo sul finire del XVI secolo, Bergamo è possedimento veneziano già dal 1428, mentre Morbegno, come tutta la Valtellina e la Valchiavenna, è dal 1512 sotto il dominio della Repubblica delle Tre Leghe, l'attuale cantone elvetico dei Grigioni. Grigionesi e Veneziani sono alleati, ma entrambi non hanno buoni rapporti con gli Spagnoli, i quali, padroni di Milano, controllano anche le antiche vie che risalendo il Lario conducono ai passi alpini. Tra il 1592 e il 1593, per volontà di Alvise Priuli, podestà veneziano di Bergamo, venne quindi realizzata la via che da lui prende il nome, la Priula. Il tracciato venne scelto dopo attenti studi, con l'obiettivo di individuare il percorso più dolce e agibile che avrebbe consentito un collegamento diretto tra possedimenti veneziani e grigionesi, evitando così i dazi spagnoli. Il vincitore fu il valico che venne per l'occasione battezzato Passo San Marco, dove, ai suoi 1991 m, si incontrano la bergamasca Val Brembana e la valtellinese Valle del Bitto di Albaredo. Il tracciato completo parte da Porta San Lorenzo a Bergamo, risale la Val Brembana attraversando Zogno, San Pellegrino, San Giovanni Bianco, Piazza Brembana, Olmo e infine Mezzoldo, dopo il quale, con un dislivello di ca. 1000 m, si raggiunge il passo. Da qui si discende per la Valle del Bitto, incontrando prima il borgo di Albaredo per San Marco, e, non molto dopo, Morbegno. Giunti a questo punto, mercanti e merci potevano proseguire verso nord attraverso i passi della Val Malenco o della Valchiavenna.
L'intero percorso da Morbegno al passo San Marco comporta un dislivello importante con uno sviluppo di quasi 20 km, per cui, specie per gli escursionisti non particolarmente allenati, può essere conveniente spezzarlo in due tronconi: da Morbegno ad Albaredo per San Marco e da Albaredo al passo. Qui di seguito si descrive il tragitto completo. Si parte da Piazza Marconi e, seguendo l'indicazione del cartello della Via Priula, si sale lungo la stretta Via San Marco. Subito dopo il palazzo Malacrida la strada si restringe per diventare una ripida mulattiera con fondo sassoso. Seguendo i frequenti cartelli si raggiunge il Tempietto Votivo, superato il quale si incrocia due volte la strada provinciale. A questo punto la mulattiera si amplia e a tratti presenta un fondo lastricato; lambisce vecchie baite e maggenghi sino alla localita' Campia'a (letteralmente Campo Piano, 572 m). Si oltrepassa il Gisoo de Mezzavia (Chiesetta di Mezzavia) e, dopo un paio di tornanti, si abbandona la strada e si prende il sentiero che si stacca a destra dal tornante in direzione di Valle, che si raggiunge in una ventina di minuti. Si segue la strada provinciale sino a Campoerbolo dove, oltrepassato il lavatoio, si riprende a destra la vecchia mulattiera che si percorre ininterrottamente sino ad Albaredo (900 m). Si raggiunge agevolmente la Piazza San Marco, centro del paese, conclusione della prima tappa e luogo ove sostare per rifocillarsi e passare un po' di tempo per una visita al paese, alla latteria sociale per degustare il famosissimo formaggio Bitto e alla chiesa dedicata a San Rocco (bel dipinto di Giuseppe Kauffmann rappresentante Madonna con Bimbo e Santi). Si riprende la via e si attraversa tutto il paese; poco dopo le ultime case la mulattiera si impenna con un tratto acciottolato, localmente noto come Grisciun, per riprendere ben presto pendenze piu' dolci. Il percorso si snoda tra prati, piccoli nuclei antichi, baite isolate e basse costruzioni dalle quali sgorgano fresche acque. Sono queste le ben note bedule're, piccoli edifici con muri a secco nei quali burro e formaggi venivano tenuti al fresco. Oltrepassata la chiesetta della Madonna delle Grazie (Madonnina), dalla quale si ha una bella vista della vallata e dell'antistante maggengo denominato Dosso Chierico, la strada scende decisamente sino ad attraversare la fresca Valle di Lago. Da questo punto l'ambiente cambia decisamente e l'abete si sostituisce alle latifoglie. Ci si porta in piano alla Valle di Pedena che si attraversa su un ardito ponticello e da qui si sale sino alle prime case del Dosso Chierico. La mulattiera risale l'ampio prato, passando davanti alla chiesetta di Santa Chiara e raggiunge il gruppetto di antiche baite da dove la vista spazia giù per la valle sino a Sacco, primo nucleo abitato della Val Gerola. Si lasciano i prati e ci si inoltra nella vasta abetaia posta sul fianco destro della valle. Il percorso all'ombra degli abeti, anche se gradevole, è piuttosto lungo ed è quindi con un certo sollievo che si sbuca sui verdi pascoli di Orta Soliva (circa 1700 m). La strada conduce in lieve discesa al fiume; attraversatolo si inerpica prima sul pascolo e poi sul costone con tornanti sempre piu' stretti e sempre più ripidi, quasi a formare una vera e propria scalinata (Scale d'Orta). Dalla sommità del costone il Passo dista una quindicina di minuti. La discesa alla vecchia Cantoniera di San Marco (Cà San Marco) inizia tra i resti delle casematte della linea Cadorna, su una strada ben acciottolata, e presenta una buona vista sulla sottostante Valle Brembana e sul lago artificiale di Val Mora (lach de Pultranga).