Il Santuario della Madonna di Caravaggio, posto in posizione panoramica in località “Madonnina di Oga”, è uno dei pochi santuari mariani della zona.
Secondo la tradizione orale, l’attuale chiesa sorge nello stesso luogo dove agli inizi del Settecento si trovava una piccola cappella dedicata alla Madonna. L’edicola votiva venne fatta costruire da Giovannino Guana, quale segno di ringraziamento in seguito ad uno scampato pericolo: un’aggressione di donnole.
In passato i mustelidi erano molto temuti. Si credeva infatti che avessero poteri eccezionali e caratteri demoniaci. Il loro morso era considerato velenoso come quello di una vipera, il loro carattere tanto permaloso da renderli capaci di vendicarsi dei torti subiti sgozzando galline, razziando uova nei pollai o sporcando latte e formaggi. Per questo, temendo che fosse sufficiente ad evocarne la comparsa, nessuno osava pronunciarne il nome. A chi invece si fosse casualmente imbattuto in una donnola o in un ermellino la credenza popolare suggeriva di recitare particolari formule di protezione.
Per volontà della popolazione di Oga la cappelletta, a partire dal 1726, venne trasformata in chiesa e intitolata alla Beata Vergine di Caravaggio, il cui culto, originato nell’area del cremonese, si era diffuso anche in alta valle. I lavori per la nuova costruzione, ispirata alla chiesa di S. Ignazio a Bormio, vennero affidati ad Antonio Perini, capomastro della Val d’Intelvi, e furono ultimati nel 1742.
All’interno dell’edificio, troviamo il pregevole altare in legno dipinto a finto marmo, opera del 1751 realizzata da Alessandro Prati di Cles. Il gruppo scultoreo di legno policromo collocato nell’altare maggiore, realizzato in Francia nel 1888 dalla ditta Verrobout, raffigura l’apparizione consolatrice della Vergine alla povera e disgraziata contadina di Caravaggio Giannetta Vacchi.
I due altari laterali vennero invece intagliati nel 1782 da Mattias Peder, scultore di origini tedesche molto attivo in Valtellina, e vennero dipinti a finto marmo da Giovanni Vii di Malles, autore pure della tela conservata nell’altare di destra che raffigura, su uno sfondo montano, S. Anna con Maria Bambina, S. Antonio da Padova ed il Redentore. Di buona fattura, ma di ignoto autore, è invece la tela settecentesca che adorna l’altare di sinistra dedicato all’Angelo Custode, raffigurante Tobia e l’angelo con la Madonna del Carmine fra santi (tra cui S. Luigi Gonzaga).
Le decorazioni della volta e delle pareti furono eseguite in due momenti distinti: nel 1890 Giovanni Meletta realizzò parte degli affreschi, che vennero poi restaurati nel 1932 da Fedele Martinelli di Bizzarone, il quale ne aggiunse di nuovi. Il ciclo presenta alcune scene della vita della Vergine, come l’Assunzione in cielo, ed elementi simbolici tipicamente mariani, come la porta del cielo o la corona del rosario, oltre ai quattro Evangelisti affrescati con i loro attributi entro delle finte cornici in stucco nei pennacchi della volta.
La costruzione del santuario dette impulso ad una sentita venerazione locale, attestata anzitutto dal pellegrinaggio annuale della gente delle valli in ricordo dell’apparizione avvenuta a Caravaggio il 26 maggio 1432 e poi da altri pellegrinaggi occasionali organizzati per propiziare la pioggia.