A distanza di vent’anni dal tragico evento il desiderio di Don Carlo Bozzi e degli abitanti di S. Antonio Morignone si è concretizzato nella realizzazione di un edificio commemorativo in località Aquilone.
Terminata la fase preliminare di definizione dei progetti di riqualificazione dell’area, il Comune di Valdisotto, ha potuto autorizzare l’inizio dei lavori. L’opera realizzata è stata scelta a seguito di una consultazione popolare fra tre progetti presentati. Favorito il disegno di una chiesetta in stile tradizionale, rispetto ad altre due ipotesi più moderne.
I lavori sono iniziati il 25 aprile 2007, con l’opera di cittadini di S. Antonio Morignone e da coloro che hanno perso i loro familiari mentre lavoravano prestando soccorso nelle zone colpite. Grazie alla partecipazione di numerosi volontari si riuscirà a raggiungere l’obbiettivo di vedere l’opera ultimata per la ricorrenza del ventesimo anniversario della frana del luglio 1987.
Inaugurato il 25 aprile del 2007 in memoria dei cittadini di Sant’Antonio Morignone scomparsi sotto la frana della Val Pola (1987) è il “luogo del ricordo” che racchiude una spiegazione profonda, sentita e partecipata anche oggi a distanza di molti anni dall’evento tragico che cancellò un paese intero.
Tra le peculiarità di questo luogo religioso spicca “un affresco per ricordare”, composto da due lunette realizzate da Rita Sosio e Angela Martinelli. La prima raffigura il ponte, detto “al pònt del Diàul” (ponte del diavolo), collocato all’imbocco della valle e anch’esso scomparso sotto la frana. In prossimità di questo leggendario ponte esisteva la chiesa dedicata all’austero San Brizio. Tra i personaggi dell’affresco troviamo anche San Martino di Tours, raffigurato come un soldato a ricordo di tutte le persone che hanno offerto il loro piccolo sostegno a chi aveva bisogno. Il suggestivo scorcio del piccolo nucleo di San Martino di Serravalle, con la millenaria chiesetta e l’ossario completa la scena della prima lunetta. La seconda raffigura invece Sant’Antonio da Padova in “dolce conversazione” con il Bambin Gesù per ricordare i marcìn de Culiòn, i bambini di Aquilone sepolti sotto la frana. Ai piedi di San Bartolomeo è stata aggiunta la pelle per ricordare i morti. Il campanile bianco e la chiesa di San Bartolomeo concludono l’immagine della vallata. Un piccolo gruppo di pecore si dirige verso il campanile, da evidenziare che nella tradizione popolare i santantonini sono conosciuti con il termine dialettale di “Magot” (pecore). Spicca anche un ciliegio, simbolo dei padri:è stato tagliato per costruire la strada provvisoria dopo il 28 luglio 1987. Nella nuova cappella di Aquilone si trova anche un grande ceppo, simbolo del bosco millenario di Sant’Antonio sul quale sono stati apposti i nomi delle vittime e la cancellata con un mazzo di ventinove rose numero delle vittime della val Pola. Nel piazzale esterno, su di un leggio, campeggia una poesia scritta da don Remo Bracchi;qualche metro più in là una fontana recuperata dopo la frana.