Un itinerario tra scienza e natura lungo il “Giro del Confinale”, per conoscere la storia geologica di una delle valli più affascinanti dell’Alta Valtellina.
Situata nel cuore delle Alpi, l’Alta Val Zebrù rappresenta un vero e proprio scrigno geologico formatosi circa 90 milioni di anni fa, in seguito alla collisione tra la placca euroasiatica e quella africana. Questo affascinante patrimonio naturale è oggi valorizzato grazie a un percorso didattico che si snoda lungo il sentiero ad anello del “Giro del Confinale”, collegando la Val Zebrù alla Valle dei Forni e toccando alcuni dei rifugi più suggestivi dell’Alta Valtellina. Lungo sette tappe, studenti, docenti, escursionisti e appassionati di montagna possono esplorare le caratteristiche uniche del territorio, grazie ai contenuti del progetto CARG e alla Carta Geologica del Foglio 24 - Bormio.
Sette stop geologici
Sette tappe tra rocce, faglie e paesaggi mozzafiato per conoscere la storia geologica dell’Alta Val Zebrù e comprendere l’evoluzione dell’ambiente alpino. Fermandosi lungo il percorso, è possibile osservare da vicino affioramenti rocciosi, testimonianze di antichi ambienti tropicali, tracce di vulcani ormai spenti e i segni tangibili del cambiamento climatico.
-
Stop n.1 – Baita del Pastore
Da questo punto panoramico si coglie la doppia anima della Val Zebrù: da un lato rocce scure e vegetazione rigogliosa, dall’altro pareti grigie e brulle. Una vera e propria linea di confine tra due mondi geologici e ambientali distinti. -
Stop n.2 – Frana di Punta Thurwieser
Il 18 settembre 2004 una valanga di roccia ha interessato questo versante. Un evento impressionante che dimostra quanto dinamico e in evoluzione sia l’ambiente alpino, anche per effetto di frane e movimenti di massa. -
Stop n.3 – La piattaforma carbonatica e i bacini marini anossici del Triassico
Le rocce dolomitiche che circondano il Rifugio Quinto Alpini raccontano una storia antichissima: quella di mari tropicali, bacini privi di ossigeno e ambienti sottomarini in cui si sono formati sedimenti oggi visibili tra le cime alpine. -
Stop n.4 – Il contatto tettonico tra le Dolomie e le Gneiss
In questo punto si può osservare il “confine” tra due mondi geologici: le rocce dolomitiche chiare di origine sedimentaria e gli gneiss scuri di origine metamorfica. Un esempio concreto di come le spinte tettoniche abbiano sovrapposto materiali profondamente diversi, raccontando milioni di anni di storia geodinamica. -
Stop n.5 – La Faglia del Confinale
Qui affiora una faglia, cioè una frattura della crosta terrestre lungo la quale si sono mossi blocchi di roccia. Questo sito permette di comprendere l’intensa attività tettonica che ha modellato le Alpi e il ruolo delle faglie nella formazione delle valli alpine. -
Stop n.6 – Le rocce verdi e il vulcanismo oceanico
In questo tratto si incontrano le cosiddette “rocce verdi”, originate dal fondo di antichi oceani. Sono ciò che resta di un’arcaica attività vulcanica sottomarina, poi emersa e trasformata nel corso del tempo. -
Stop n.7 – I segni del ritiro glaciale
L’ultima tappa è una finestra sul presente (e sul futuro): morene, fronti glaciali e paesaggi modellati dallo scioglimento dei ghiacciai mostrano gli effetti concreti del riscaldamento globale e l’urgenza di tutelare questo fragile ecosistema alpino.